25 giugno

1950
Il colpevole

Quasi tutti i titolari rimasero in tribuna d'onore, una tribuna speciale che nessuno poteva vedere ma soltanto immaginare. Certo, avrebbero dovuto giocare loro; erano gli eredi designati. Che fossero davvero forti come Meazza e Colaussi, come Guaita e Schiavio, l'avrebbero stabilito solamente gli stadi del Brasile. Ma al Pacaembu scesero in campo undici ragazzi stanchi e poco allenati, che avevano navigato fino al Sudamerica per il timore d’essere risucchiati nel buio dell’oceano, terrorizzati all’idea che la macchina volante potesse anche per loro essere fatale. Forse arrivarono al prato già rassegnati, e furono messi sotto da undici “sbrigativi” (come li definì Monsù Poss) dilettanti svedesi; iniziava per gli azzurri una lunga epoca di incertezze e delusioni. Di esperimenti inutili. Ne è testimonianza la strana storia di Augusto Magli (foto), solido centromediano metodista e sistemista della Fiorentina, capitano mancino dei viola nell’immediato dopoguerra. In nazionale, giocò solo quel giorno; della sconfitta, fu considerato tra i principali responsabili. Ripudiato da Ferruccio Novo e dai suoi successori, vagò per gli stadi della Serie A fino al 1958; poi – dicono le scarse informazioni disponibili – emigrò. Aveva sposato una figlia di Edoardo Moroni, già ministro dell’agricoltura nella Repubblica Sociale Italiana, ‘esule’ in Sudamerica, funzionario di Perón, longa manus della grande industria italiana in Argentina e poi in Brasile. E fu proprio in Brasile che Magli andò a vivere nel ‘63, restandoci per oltre trent’anni. A São Paulo iniziò, finendola al novantesimo, la sua carriera azzurra; da São Paulo, il 3 novembre 1998, arrivò la notizia della sua morte.
Cineteca


1986
E' morto il re

La Francia ha eliminato dalla coppa del mondo un bel po' di coppe del mondo: le tre dell'Italia negli ottavi; le tre del Brasile nei quarti. Ora, in semifinale, può defenestrare le due dei tedeschi, e la cosa sarebbe in sé di enorme soddisfazione. Anche in ricordo della semifinale di quattro anni fa. Allora erano favoriti i teudisci, e vinsero. Oggi sono favoriti i francesi. Mitterrand è già sul predellino,  ha in tasca il biglietto per la finale dell'Azteca. "Se Platini fosse vivo (e invece è mezzo morto) favorirei la Francia su tutti", scrisse Gianni Brera.  Infatti. Un gol all'inizio, uno alla fine. Il primo è una paperona di Bats, il secondo vale solo per le statistiche. Erano favoriti i francesi ma - toh! - ha vinto la Germania. Quindi il re è davvero morto. Il Kaiser, invece, gode di ottima salute, e va a giocarsi l'ennesima finale della sua interminabile carriera.
Cineteca


1988
L'angolazione di Van Basten

Cari signori, questa gita serve a guardare il football da una prospettiva diversa.
E' perciò che siamo venuti direttamente qui, sul prato dell'Olympiatsadion. Ecco, dovrebbe essere esattamente qui. Come potete vedere, siamo fuori dell'area del portiere, ma oltre l'ideale proseguimento della sua linea, intendo quella orizzontale, parallela alla linea di porta.
E ora guardate la porta. Sì, venite qui, uno per volta, senza spingere. Ciascuno prenda appunti, faccia uno schizzo, un disegno. Se volete, usate pure il goniometro.
Io, cari signori, me lo domando da tanto tempo. E me lo domando semplicemente perché io, da qui, non la vedo. Ne immagino lo specchio, questo sì. Ma non la vedo. Come? Ah, bene. Ovviamente anche voi non vedete nulla, e non si tratta di scarsa fantasia.
Resta il fatto storico, scientificamente imponderabile. Al quale, dopo tanto studio, ho forse trovato una risposta. E la risposta è nell'organizzazione difensiva di Lobanovski. Come ricorderete, i suoi furono sorpresi dalla fulminea ripartenza degli olandesi. Van Tiggelen arò metà del campo, in progressione verticale, prima di allargare il pallone verso Mühren  Il ripiegamento sovietico fu immediato, ma concesse ugualmente larghi spazi.
Ricordate? Marco si decentrò, e i centrali si preoccuparono solo di Gullit. In queste circostanze, i meccanismi automatici messi a punto da Lobanovski prevedevano che anche la porta (il dodicesimo giocatore universale) partecipasse all'azione di difesa, con lievi, impercettibili movimenti. Ma, poiché i movimenti del reparto furono complessivamente errati, sbagliato fu anche quello della porta, che ruotò nella direzione sbagliata.
Offrendosi a Van Basten come limpido, inatteso bersaglio. 

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