16 maggio

1965
Il sorpasso

Si giocava una partita tra Inter e Juventus. Sì, domenica 16 maggio 1965. Ma a Torino. Vinse la squadra in trasferta. Vinse l'Inter, due a zero. Contemporaneamente, il Milan veniva sconfitto a San Siro dalla Roma. Due a zero (nella foto, Manfredini dal dischetto). I sette punti di vantaggio sui cugini accumulati dai rossoneri nella prima parte del campionato erano andati tutti in fumo. Compreso l'ultimo, che ancora separava le due squadre. Mancavano tre sole partite alla fine del campionato, e l'Inter di Herrera era la nuova capolista. Quattro giorni prima, i nerazzurri avevano schiantato il Liverpool, guadagnandosi la finale di Coppa dei campioni (che rivinceranno). Il loro allenatore guardava al futuro con ottimismo e appetito insaziabile. "Punteremo con decisione a tutti e tre i traguardi", disse, "scudetto, Coppa dei campioni e Coppa Italia, e se la spunteremo anche in quest'ultima, nella prossima stagione calcistica i traguardi saranno quattro, perché lotteremo anche nella Coppa delle coppe". Herrera avrebbe voluto giocare due competizioni europee nella stessa stagione ... ma poi non completò il 'triplete', perché perse la finale di Coppa Italia (contro la Juve). Nel Milan, intanto, finiva l'era di Gipo Viani; e quella contro la Roma fu l'ultima giocata da José Altafini in maglia rossonera.
Tabellino | I gol


1973
La sbornia di Salonicco

"Nella tumultuosa e fischiatissima finale di Salonicco il giovane portiere fa da baluardo contro le furibonde offensive dello scatenato Leeds", occhiellava in prima pagina il Corriere dello Sport. "Milan in trincea", titolava la Gazzetta. Vecchi - William Vecchi - era "il giovane portiere" del Milan, sostituto di Cudicini. In effetti, i pedatori che erano in campo con la maglia del Leeds quella sera si ritrovano ogni anno, in coincidenza del giorno e dell'ora, per rivivere la partita. E si chiedono - senza mai trovare la risposta giusta e definitiva - come fecero a perderla. I rossoneri, inciucchiti di vento greco e pioggia battente e soprattutto dalle folate inglesi, si reggevano in piedi a malapena. Sollevarono la coppa, sì: ma pochi giorni dopo, a Verona, persero la stella.


1996
Il motore dell'Expresso da Vitória

Si spegne, a Rio de Janeiro, Danilo Alvim Faria, grande centromediano del Vasco e titolare del Brasile nel mondiale del maracanaço. Nonostante quella tragedia - fu tra coloro che reagirono alla depressione tentando il suicidio - il suo palmarès è ricco, grazie ai campionati sudamericani vinti con la Seleçao e all'egemonia continentale del Vasco negli anni a cavallo del 1950 - quando, appunto, il club era noto col soprannome di Expresso da Vitória. Di quella corte, lui era el prìncipe. Una carriera di alti e bassi, di fortune e sfortune: anche per lui, come per molti, la vita che restava quando smise di giocare e insegnare il calcio fu spreco e abbandono.
Storia


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