8 dicembre

1956
La Honved a Milano

"L'Italia ha accolto i  prestigiosi  giocatori della Honved, non come profughi, per i quali sorge spontaneo un sentimento di fraternità, ma come atleti nel fulgore della salute ai quali si addice l'omaggio dei forti. Capitan Puskas reca in collo, trepido di commozione, la sua piccola bionda Aniko [fotogramma], appena arrivata con la mamma dall'inferno di Budapest. Anche Kocsis ha avuto la gioia di riavere con sé la sua donna e la sua creatura. Un po' di cielo azzurro dopo la tremenda tempesta. Sono venuti tra noi, ambasciatori della lealtà e del valore del loro eroico popolo, che anche nello sport si è elevato, fiero di forze imbattibili, al di sopra della bruta volontà di dominio dei persecutori. Sui colori delle maglie, che rievocano quelli dello scudo di santo Stefano, recano il segno di lutto per la loro patria. I loro fratelli profughi li serrano in una stretta affettuosa, come ad abbracciare idealmente tutta l'eroica gioventù magiara, e al popolo che li ospita con fraternità in queste ore disperate, un gesto di omaggio quasi figliale, Kocsis e Puskas lanciano i fiori in segno di quell'amicizia che nelle ore dure sa temprarsi dalla fiamma del dolore. Ora la parola allo sport" (Settimana Incom del 13 dicembre 1956). Seguono fasi dell'amichevole tra Milan e Honved.
Cineteca


1985
La giustizia e la bellezza

Se il numero dieci si distende improvvisamente sul prato non è per stanchezza. E' per ironica incredulità. In questo preciso istante, starà riflettendo circa le relazioni esistenti tra la giustizia e la bellezza, e certamente penserà che a volte gli dei invidiano la bellezza che gli uomini sanno inventare, e la puniscono ricorrendo all'ingiustizia. Vero. L'uomo che vedete disteso sul prato, come tutti sanno, è Michel Platini. Ha appena realizzato un capolavoro, forse il suo massimo e definitivo. Un gol pressoché indescrivibile: luminoso, accecante, inimitabile. Ma l'interprete dei disegni divini è un tedesco, si chiama Volker Roth, viene da Karl-Marx-Stadt. Cosa fa? Prende tra le mani la tela e la sbreccia, la mutila, la distrugge, l'opera d'arte è annichilita e negata. Naturalmente è un gesto di prepotenza inutile; il gol resterà comunque negli annali di Eupalla, e molti e molti fideles torneranno ad ammirarlo, giorno dopo giorno, simbolo e reliquia dell'assoluta bellezza del football.