19 dicembre

1931
Tito

Era questo il soprannome di René Borjas, capitano dei Wanderers di Montevideo, attaccante della Celeste ai giochi di Amsterdam e - prima ancora - nel Campeonato Sudamericano del Cile (1926); tra i protagonisti, dunque, nella fase più gloriosa del calcio rioplatense. Tito morì al Parque José Enrique Rodó, dove giocava ai tempi il Defensor Sporting Club. Soffriva di cuore ed era stato costretto all'inattività nella sua stagione migliore, la stagione in cui stava per conquistare coi Wanderers il suo primo titolo nazionale. La partita decisiva si giocò, il 19 dicembre 1931, sul campo del Defensor; nessuno riuscì ad impedirgli (contro il parere dei medici) di scappare al campo, prendere posto in tribuna, e assistere in subbuglio al subbuglio del match. "Wanderers atacaba y Defensor se defendía con la consigna de que Wanderers no fuera campeón en su cancha. En la última jugada del primer tiempo Figueroa se cortó solo frente al arquero violeta Apaulaza ...es gol ....es campeonato.... Pero el remate se estrelló en el horizontal. En ese momento el corazón de René Borjas no dió más".
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1937
Gli agguati di Meazza

Nella stagione che porta ai mondiali di Francia e ad altri più drammatici eventi, l'Ambrosiana vince il campionato italiano e Peppino Meazza segna caterve di gol. Per esempio, uno piuttosto importante lo regala al Toro, sul prato ghiacciato dell'Arena, l'unico della partita, è la tredicesima di andata e i nerazzurri svettano già solitari in cima alla classifica. La forza della squadra è nel quintetto offensivo. Un quintetto che manda in confusione gli avversari (ma anche il pubblico e i cronisti) non appena l'altoparlante detta la sua composizione: Ferrara II, Ferrara I, Meazza, Ferrari, Ferraris II. In mezzo a tutti questi omonimi o quasi omonimi, si imboscava Peppino, tendendo i suoi agguati. Ricompariva più in là, oltre la linea dei difensori avversari, messo davanti al portiere da un lancio lungo o filtrante di Ferrara o Ferrari o Ferraris. Accadde anche nel pomeriggio del 19 dicembre 1937 a Milano, e inutilmente i difensori granata invocarono l'intervento arbitrale per una sua presunta posizione di fuorigioco.
Tabellino
Tratto da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera


1979
Nel deserto di Hampden

La notizia lascia tutti indifferenti. Indifferenti, del resto, erano pure gli scozzesi, raramente in così pochi sono andati ad Hampden per vedere la Tartan Army. Scontata, a vedere il tabellino, la partita: tre a zero dopo mezz'ora di gioco. Tre a zero, sì, ma per il Belgio. D'altra parte, succede quando una squadra è totalmente priva di motivazioni e l'altra invece sa che vincendo raggiungerà un obiettivo importante. Così (poveri noi) ai nastri di partenza dell'europeo italiano ci saranno anche questi diabolici artigiani della tattica, i melinatori, gli spezzaritmo, i perditempo. Ma sono anche fini palleggiatori, se vogliono. Bearzot scrolla la pipa e le spalle, ma sotto sotto è preoccupato, non poco, e a ragione.
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