9 novembre

1947
Cronache di Vienna

Come la prima volta.
La prima volta fu alle Olimpiadi di Stoccolma, nel 1912. Cinque a uno per gli austriaci, e Monsù Poss era già a capo della 'commissione tecnica'.
Trascorrono trentacinque anni, mica uno scherzo. Monsù è ancora al timone, e d'altra parte con tutto quello che ha vinto chi si sogna di liquidarlo? Dopo tanto tempo, il Team (foto) si riscuote e impartisce agli azzurri una pesante lezione. Cinque a uno, come la prima volta. Una sconfitta che a Monsù va davvero di traverso. "La più severa sconfitta che l'Italia abbia subito da parecchie e svariate stagioni a questa parte".
Era successo a Berlino nel 1939, con i tedeschi pieni di austriaci (due a cinque). Anche allora nel mese di novembre, "il più infausto che si possa avere per le condizioni fìsiche dei nostri atleti", e chissà perché.
A Berlino nevicava, "ora il vento l'ha fatta da padrone, dando il tono alla partita e la spinta iniziale al risultato, e che spinta!".
Monsù, un giudizio non meteorologico sul match?
"A voler giudicare superficialmente, impulsivamente, a voler drammatizzare, bisognerebbe dedurre che Sentimenti non vale nulla, che Parola vale poco, che Mazzola è inconcludente, che Piola non ha capacità alcuna e via di questo passo, perché sono stati proprio quasi tutti gli uomini che devono fare da caposaldo a qualunque formazione azzurra del momento, a giocare al di sotto del loro livello normale".
E a voler giudicare serenamente?
"Lo scombussolamento portato nelle nostre linee dalle condizioni atmosferiche e specialmente dal vento è stato decisivo e evidente. Uno scompiglio netto. Il controllo della palla andò subito a farsi benedire e di marcatura stretta dell'avversario più non si parlò, tanto che i palloni lunghi e alti minacciavano di tagliar fuori dall'azione chi stava a stretto contatto con l'uomo. Gli austriaci si gettarono con lena a sfruttare questa situazione. In queste condizioni le tre reti subite in tredici minuti e tutte per tiri da fuori area influenzati dal vento, fecero l'effetto di una mazzata sulla testa dei nostri giocatori".
Ci sarà anche dell'altro, però. Anche noi abbiamo giocato come minimo mezza partita in favore di vento.
"Il resto lo fecero le disgrazie. Una vera serie di infortuni: Campatelli e poi il suo sostituto immediato, Castigliano, nettamente stroncati, per citare un esempio. Si finì per giocare solo metà della partita con un mediano sinistro in efficienza e poi venne il rimanente, a cui abbiamo già accennato. La squadra austriaca conta nelle sue file un uomo che non è uno sportivo e che non dovrebbe mettere piedi su un campo di giuoco: l'ala destra".
E chi sarebbe?
Silenzio.
"Ma a parte ciò, essa ha giocato come mai finora nel dopoguerra. In certi momenti ha rammentato le grandi formazioni viennesi del passato. L'Austria ci ha battuto essenzialmente in quella che una volta era la nostra specialità e prerogativa: la velocità. Il giuoco italiano è diventato lento: questa è una fra le constatazioni tecniche a cui l'incontro dà luogo. Vi è da rimboccarsi le maniche per tutti e per tutti da lavorare con volontà, con serietà, in profondità, con onestà, dopo una giornata come quella d'oggi".
Dunque, al lavoro!.
Unica nota positiva della giornata, l'esordio dei giovani Boniperti e Carapellese, quest'ultimo autore del nostro unico gol, realizzato quando alla fine mancavano solo due o tre folate di vento. 
Cineteca
Tratto da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera


1960
Uno che fischia quel che c'è da fischiare e se ne infischia

Esentati dal primo turno, i Blancos esordiscono nella coppa che detengono da sempre e che non hanno alcuna intenzione di cedere. Il sorteggio, però, è stato maligno. Nessuno ha ancora inventato il ranking né qualche regola per favorire gli squadroni, dunque è stata solo sfortuna. Poteva capitare - con tutto il rispetto - lo Young Boys, o il Fredrikstad, o il Malmö. E invece? E invece dall'urna sbuca il Barça, l'eterno rivale che oltretutto da due anni dispettosamente tiene il Real dietro di sé nella Primera División. L'andata si gioca al Bernabéu. Bene. Finora, qui, nessuno aveva potuto evitare la sconfitta. E ci vuole un arbitro coraggioso per assegnare agli ospiti un penalty a pochissimi minuti dalla fine. L'arbitro in effetti è inglese, Arthur Edward Ellis, uno abituato a partite di vertice. Uno che fischia quel che c'è da fischiare e se ne infischia. Così, a poco dalla fine, Suarez va sul dischetto, completa la sua doppietta, fissa il due a due (è l'istante immortalato sulla prima pagina di Mundo Deportivo). E' quasi una vittoria. Ci rivediamo tra due settimane a Camp Nou.