4 novembre

1964
Iniziano le illusioni

Essendo dei dilettanti, si dilettano nel giocare al pallone. Dei risultati se n'infischiano, e infatti trascorrono la vigilia della partita a Portofino. Peccato che piova a dirotto, una gita rovinata. Si allenano? Per modo di dire. Sgambano. Palleggiano (per modo di dire). Mica faremo il catenaccio anche contro costoro, si interroga parte della critica pedatoria. Ma no, vedrete. Italia-Finlandia, a Genova, è la prima partita del girone che qualifica una nazionale alla Coppa Rimet organizzata dagli inglesi. Bisogna vincere, assolutamente. L'attacco è leggero, ma di classe eccelsa. Lo dice anche il trainer dei nordici, Aatos Lehtonen (uno che aveva incontrato gli azzurri già nel 1939: a Helsinki, quando Meazza disputò la sua ultima partita in nazionale): questi sono assi, valgono quelli di un tempo, ma anche i difensori non scherzano. Già. Ci sono, insieme dal primo minuto, Rivera, Corso e Mazzola (a segno, nella foto). La difesa è quella dell'Inter. Armando Picchi è all'esordio. Rivera indossa la fascia di capitano, per la prima volta, ha poco più di ventuno anni. L'unico che non militi negli squadroni milanesi è Giacomino Bulgarelli. Finisce sei a uno. Iniziano le illusioni.
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1967
El Chango

Rileggendo le vecchie cronache e le infinite storie del football, capita spesso di incontrare nomi di pedatori dimenticati o semi-sconosciuti, e che tuttavia per un giorno o due, per una partita o anche due diventarono improvvisamente protagonisti, per poi tornare nella penombra, e senza più trovare lampi o invenzioni da prima pagina. Così, per esempio, chi si ricorda di El Chango? Juan Carlos Cárdenas, attaccante che trascorse gli anni '60 e i primi '70 nell'andirivieni da Avellaneda, tornando al Racing dopo essere andato altrove e andando altrove dopo esser stato ancora un po' nel Racing. Da quelle parti ne sapranno di più. A noi basta rammentare che fu lui, in uno dei santuari del Sudamerica - il Centenario di Montevideo - a risolvere durante la terza partita il duello tra l'Academia e il Celtic, fin lì protratto dalle regole allora in vigore. Già. Fece il gol decisivo, un sinistro a uscire da 25-30 metri, e portò la coppa dei due mondi, per la prima volta, nella bacheca di un club argentino. Juan Carlos Cárdenas, el Chango, 'la scimmia', idolo del Racing Club per saecula saeculorum.
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