8 agosto

2012
Questa non è l'amichevole di Solbiate Arno!

A New York, per la Herbalife World Football Challenge, il Milan è travolto (1 a 5) dal Real Madrid. Adriano Galliani a fine partita si aggira con aria truce a bordo campo con in mano una mazza da baseball (gentile omaggio degli Yankees). "Cambiare 9 giocatori su 11 contro il Real Madrid è stato un errore grave dell'allenatore e ora vado a dirglielo" sibila ai giornalisti. Poi rincara la dose: "Siamo a New York [inoppugnabile], c'è tutto il mondo che ci guarda [esagerato], non si possono fare certe figuracce [auspicabile]. Questa non è l'amichevole di Solbiate Arno [vero, e la citazione è colta], mi meraviglia che nessuno l'abbia capito [opinabile]. Sono incazzato come una iena [politically incorrect]. Per favore scrivetelo [ordine eseguito doviziosamente da tutti i media (italiani, gli altri se impippano, giustamente)]". Non si segnalano randellate all'allenatore livornese. Ed è già qualcosa.
Tabellino (sub data) | Highlights


1992
Il re taumaturgo

L'arrivo del codazzo reale ha agitato i polacchi e ringalluzzito gli ispanici, sicché anche Juan Carlos primo de Borbón potrà entrare nel catalogo dei re taumaturghi. Per la Roja, vincere qualcosa nel football è evento miracoloso, e pazienza se si tratta 'solo' del torneo olimpico. Giocarsi l'oro a Camp Nou certamente stimola l'orgoglio, ma nessuno ci sperava e nessuno se l'aspettava e nessuno se lo 'sentiva', anche se le nazionali dei paesi alleggeriti dal tallone sovietico non erano più così competitive - merito, però, delle regole cambiate. Dunque, quando l'infinito corteo regio entra nella reggia catalana, manca solo mezz'ora alla fine della partita, e il tabellone riporta una notizia sgradevole: "Polonia 1 Espanya 0". Ma il magnetismo carismatico del re si diffonde nell'aria e vibra sul verdissimo campo, e il più scosso tra tutti è senz'altro Francisco Miguel Narváez Machón detto 'Kiko', un lungagnone centravanti andaluso, fantasioso ma votato allo spreco - e che perciò non ingolosisce i grandi club, tant'è che vegeta ancora nel Cadice, il club dov'è cresciuto. Kiko, ispirato, realizza una doppietta, e il gol decisivo lo infila allo spirare della partita e delle Olimpiadi, quando inizia la festa immaginata dal sovrano venuto per onorare il sacro e imprevedibile gioco del pallone.