15 luglio

1930
Parque Central, Montevideo

I francesi sono eccitati - dico i giocatori. Si spostano dal Pocitos al Parque Central, c'è un sacco di gente, ma è chiaro che si tratta di gente venuta perché gioca l'Argentina, cose volete che gli importi della Francia. A parte quelli che hanno attraversato il Rio, è chiaro che tutti parteggiano per gli europei; e ciò ringalluzzisce i galli, che oppongono una tenace resistenza. L'Albiceleste riesce con fatica a prendere in mano la partita; il maestro, Luisito Monti, è tenuto a bada dalla mediana francese. Ma basta un attimo di distrazione, quando alla fine mancano meno di dieci minuti, e il maestro impartisce la sua lezione. Tuttavia, quando alla fine di minuti ne mancherebbero sei, l'ala sinistra della Francia, Marcel Langiller (foto), sta correndo da solo nella metà campo argentina. Il pubblico si alza in piedi. Ci potrebbe scappare il pareggio, altroché. Ma cosa fa l'arbitro? Perché interrompe l'azione? Cosa? Fischia la fine? Non è possibile. Ah beh, certo, l'arbitro è brasiliano. Invasione di campo, quelli venuti da Montevideo hanno pagato il biglietto e desidererebbero che la partita duri quanto è giusto che debba durare. Intervento della polizia. La partita riprese, ma le emozioni erano già finite.
Tabellino



1930
Peppino colleziona palloni ungheresi

Sono passati due mesi, da quello storico cinque a zero con cui l'Italia travolse l'Ungheria a Budapest, nel match decisivo della Coppa Internazionale. Sì, il giorno in cui Meazza fece tre gol, qui se lo ricordano abbastanza bene. Oggi inizia la Mitropa Cup, e in cartellone c'è Ujpest-Ambrosiana Inter. Logico che nella capitale magiara si nutra qualche timore, anche se l'Ujpest è il club che detiene il trofeo, anche se tutti i suoi pedatori vestono o hanno già vestito la casacca della nazionale, anche se i milanesi sono all'esordio assoluto nella competizione. Ma sanno anche che, al momento, l'Ambrosiana è il più forte undici italiano, e ha intenzione di dimostrarlo. E nessuno ha - forse - ancora messo bene a fuoco lo spessore del giovane Meazza. Peppino, evidentemente, quando viene da queste parti trova formidabili ispirazioni. Quando decide di andare in porta, ci va. Lo decide tre volte. Tre capolavori, la sua collezione di palloni ungheresi si arricchisce. Di questo passo, in Ungheria resteranno senza.


1966
Garrincha si spegne nel fango

Il migliore dei Brasiliani fu Djalma Santos, ormai quarantenne; senza Pelé, la Seleçao "pare una creatura senza intelligenza" (Monsù Poss). Ecco, per un giorno sembra rinata l'Aranycsapat: giocatori veloci, di grande tecnica. Giovani, come Ferenc Bene, l'ala destra dell'Ujpest. Già affermati, come Flórián Albert. La critica è entusiasta:  "abbiamo vissuto una giornata indimenticabile ed ammirato una squadra che può vincere il campionato del mondo" (Ezio de Cesari). Piove, a Liverpool, piove sempre da quelle parti, e in queste condizioni - si sa - i sudamericani intristiscono; sembra così lento Garrincha, i suoi scatti sono frenati dal fango, e da una vena che si sta progressivamente esaurendo. Già. Quel fango assomiglia al destino. Ormai i bei tempi sono alle spalle, povero Manè. E questa è stata la sua ultima partita con la maglia del Brasile. E resterà la prima e unica partita che, con lui in campo, il Brasile ha perso.
Cineteca


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