8 giugno

1958
Justo

Sembra che la Francia abbia portato qui al nord una squadra di calcio. Fondata sul blocco dello Stade de Reims, club tra i migliori d'Europa sullo scorcio dei 1950s. E con due campioni veri: Raymond Kopa e Just Fontaine. Il Paraguay li sottovaluta, va in vantaggio ma poi viene sotterrato da una montagna di gol (sette a tre). Proprio lui, Just Fontaine, dopo mezz'ora è già in doppietta, e ha tutto il tempo per segnare anche il terzo e portarsi a casa il pallone - è esattamente quel che farà. Come dicono le statistiche ritualmente spolverate ogni quattro anni, in questa edizione della Coppa del mondo Fontaine segnerà tredici reti: record ineguagliato, e difficilmente eguagliabile. Una carriera breve ma intensa, la sua: solo ventuno presenze nei Bleus, ma ben trenta gol (performance strabiliante). Con lo Stade, centoventuno gol in centoventisette partite distribuite su sei stagioni, fra il 1956 e il 1962. Non vincerà mai il pallone d'oro, a differenza di Kopa (cui fu assegnato proprio nel 1958). Lui era nato a Marrakesh, mentre Kopa era figlio di immigrati polacchi. I francesi, allora, preferivano Kopa. Solo nel 2004, per sgravarsi dai sensi di colpa e riscrivere in forma politicamente corretta la propria storia calcistica, designarono Just Fontaine miglior giocatore francese dell'ultimo mezzo secolo. Già: e roi Michel? Il miglior giocatore (senza specificazioni di nazionalità) a partire dall'età del bronzo. Excusez-moi!
Francia-Paraguay: cineteca | I 13 gol di Fontaine nel torneo



1958
Göteborg

Nel tardo pomeriggio il sole è ancora alto su Göteborg, tersa e fresca è l'atmosfera dell'Ullevi Stadion quando i pedatori di Unione Sovietica e Inghilterra entrano trotterellando sul verde, magnifico prato. Una sfida affascinante, tra i campioni olimpici e i campioni (in coabitazione con l'Irlanda) della British Home Championship. Per Monsù Poss, "senza l'intervento della sorte avrebbe potuto essere una finalissima"; dunque, "al gran caravanserraglio dello sport moderno che è quello della palla rotonda" queste nazionali si presentano con la smorfia dell'ammazzasette. Il match è fortemente squilibrato, dominato a lungo dai rossi, imprendibili per i vecchietti che Winterbottom ha schierato, soprattutto per Finney e Wright.
Dopo indicibili sprechi, però, sono avanti di soli due gol, e gli umori albionici potrebbero rianimarsi da un momento all'altro, se la distanza si accorcia. E' quel che accade. Sicché l'ultimo tratto di partita è una battaglia, Jašin viene ripetutamente caricato dagli avanti inglesi, ed ecco perché, quando a un sospiro dalla fine l'arbitro assegna un giusto rigore all'Inghilterra, il grande portiere lo afferra e lo scuota, gettandogli in faccia il suo famoso berretto. Il referee non fa una piega. Tom Finney, giustiziere della regina e portabandiera dell'occidente, va sul dischetto (foto).
Cineteca
[Da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera, pp. 79-80]