22 maggio

1960
La nuova stella magiara

L'inconfondibile sagoma di Concetto Lo Bello guida le squadre al loro ingresso in campo. Non ha ancora molta esperienza, è la terza partita tra selezioni nazionali che dirige. Il Népstadion deve avergli fatto un certo effetto. Si può supporre che ancora peggiore sia stato l'effetto che quell'autentico inferno ha prodotto sugli inglesi, che in Ungheria non vincono dal 1908 e l'ultima volta che sono passati da queste parti hanno perso il conto dei palloni finiti alle spalle del proprio portiere. Oggi le cose sono andate un po' meglio; d'altra parte, i magiari sono alle prese con un difficile ricambio generazionale. Ma un giovane campione l'hanno già individuato, gioca nel Ferencváros e non ha ancora vent'anni, uno dal gol facile - pare. Difatti ne insacca due nel secondo tempo, è l'atto di nascita di una nuova stella. Si chiama Flórián Albert. A lui è intitolato dal 2007 lo stadio delle Aquile Verdi.


1984
Belle speranze ma poco futuro

Così era titolata la riflessione di Brera, a freddo, su Italia-Germania. Già, avevano vinto i tedeschi, ma contava poco o nulla. Si giocava al Letzigrund di Zurigo, una bella (si fa per dire) amichevole organizzata per festeggiare l'ottuagenaria FIFA, c'era una sacco di splendida gente per l'occasione, venuta per ricevere premi dalle mani di Havelange. E la partita? Bah. Rivincita di Madrid? Bah. Noi siamo stanchi, non andiamo neppure agli europei di Francia, i tedeschi ci vanno illudendosi di dominarli. Non c'è uno straccio di punto in palio, insomma, il gioco è pessimo, la sconfitta (per noi) quasi scontata. Che dice il Gioann? "Personalmente avevo pronosticato un pari e non è che stravedessi: in effetti, l'Italia avrebbe anche potuto ottenerlo: però ha giocato male, troppo male per meritarlo. Anzi, dobbiamo già rallegrarci che abbia perduto per un solo gol a zero; ma se Bearzot è convinto che arriverà un giorno ad avere in questa una grande squadra, viva! Noi tutti - anche voi, immagino - non domandiamo di meglio".
Tabellino | Highlights | Brera (La Repubblica, 24 maggio 1984)


2010
L'indifferenza di Mourinho

Sembra che, sulla fascia presidiata da Chivu, Robben possa produrre sfracelli. Mourinho, ovviamente, se ne frega (foto). La tattica non è il suo forte. Lui sa ribaltare le partite, quando si mettono male, in un modo solo: mandando tutti avanti, inserendo quattro centravanti, riuscendo così - nel disintegrare la propria - a mandare per aria l'organizzazione altrui. Nella serata del Bernabéu non ce n'è bisogno. Eto'o fa il terzino, e Milito i gol. Schiantare il Bayern, per questo undici assetato di sangue, è tutto sommato un gioco da ragazzi. Finalmente Moratti junior arriva dov'era già arrivato suo padre; l'Inter mette in archivio una stagione leggendaria ("l'anno del triplete", si dirà per saecula saeculorum); Mourinho rimane a Madrid, senza nemmeno un saluto, e molte sono le vedove e molti gli orfani che inizieranno a vivere di ricordi e rimpianti.

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